Non ce n’è per nessuno: quando su facebook compare un video di Angius’ House fioccano le condivisioni e i like, i commenti e soprattutto le risate! Tante e in tutti gli angoli della Sardegna, da nord a sud. Luigi Bullita -è lui il deus ex machina- grazie a Snapchat, una app che deforma i connotati del viso, interpreta quasi tutti i personaggi. La serie racconta le giornate della famiglia Angius da Uta: Marisa e Vincenzo, i figli Veronica e Michael, l’amatissima nonna Giselledda, e Patty, l’amica di Marisa; attorno a loro uno stuolo di vicine di casa, parenti e amici. Ciascun personaggio ha una sua caratterizzazione ben definita: movenze e modi di dire divenuti ormai parte dell’immaginario del vasto pubblico.


Qual è il segreto del successo conquistato in pochissimo tempo? L’ironia, sale di ogni puntata. Il sardo, sì, perché in Angius’ House la lingua ufficiale è il sardo, con qualche concessione all’italiano. E infine, la semplicità e la leggerezza, che sanno raccontare la quotidianità.
La serie è diventata un fenomeno sociale, sia per lo spaccato di vita quotidiana offerto, sia per l’utilizzo della lingua sarda, ma, lo ammetto, sono anch’io una fan! È stato un piacere conoscere Luigi Bullita e osservare da dietro le quinte Angius’ House. Quanto può far bene una risata!

Luigi, com’è nata l’idea di Angius’ House?
Dal nulla! Una sera mentre frugavo nel telefonino, ho trovato Snaptchat, un’applicazione che mi ha subito incuriosito perché modifica i connotati del viso e crea delle immagini un po’ bruttine. Così per gioco, ho messo su un siparietto e l’ho pubblicato nel mio profilo facebook. Il video ha avuto un riscontro inaspettato, ma ho deciso di creare una pagina dedicata ad Angius’ House solo dopo che tante persone mi fermavano per strada e si complimentavano, ringraziandomi per aver regalato un sorriso, anche a qualcuno che stava male. Quando ho creato la pagina non immaginavo che sarebbe successo tutto questo, pensavo che tutto sarebbe rimasto circoscritto tra le mie conoscenze All’inizio neanche volevo che i video venissero divulgati! Poi però non è andata così.

Per fortuna non è andata così! Diamo un po’ i numeri di Angius’ House. Quanti sono più o meno gli iscritti alla pagina, le visualizzazioni medie e i mi piace?

Sì, per fortuna, non è andata così! Gli iscritti alla pagina sono oltre 74.000, le visualizzazioni medie per un video circa 250.000, i mi piace 7000, a volte anche 10.000
E tantissimi commenti…
Sì, talmente tanti che è difficile rispondere a tutti, ma su ogni commento cerco di lasciare almeno un like, perché mi soffermo a leggere tutto ciò che mi viene scritto o chiesto. Ho iniziato dal nulla e in modo inconsapevole, ma senza un pubblico tutto questo non ha senso. Il fatto che le persone si sentano così vicine alle storie, mi dà tanto e questa carica poi la riporto nelle storie.


Capita che il pubblico ti dia qualche suggerimento? Dopo te ne dò uno io.
Sì, a volte il pubblico mi dà anche qualche suggerimento, anche se, finora, non ho mai preso spunto. C’è tanta fantasia nelle mie storie, più che altro prendo spunto dalle esperienze che ho vissuto. Sono cresciuto in una famiglia dove si parla il sardo. La mia è una famiglia simpatica! Soprattutto quando c’era mia nonna si venivano a creare certe situazioni comiche: c’era la vicina di casa, l’amica di mia madre che raccontava tutto a mia madre. Chi non conosce un’Immacolata Toeschi? Sono cose che succedono un po’ dappertutto, però in Sardegna abbiamo un modo tutto nostro di esprimerci.


Sì, perché in Angius’ House si parla il sardo.
Ho imparato con il tempo quanto sia importante per noi avere una lingua tutta nostra. Un dialetto è simpatico, sì, ma tutt’altra importanza riveste una lingua come il sardo, che è testimone di una cultura. Certe espressioni raccontano quel determinato modo di vivere tutto nostro. Ci sono frasi o battute che non puoi proprio tradurre.

Tu hai dimostrato, ridendo e scherzando, che tra sardi ci capiamo, da nord a sud.
Sì, mi seguono e mi scrivono tantissime persone anche del nord Sardegna. Mi ha scritto persino un catalano o alcuni continentali. Mi scrivono “Io sono pugliese, ma sto imparando il sardo grazie a te.” I sardi sono un popolo e ci capiamo, siamo una grande famiglia.


Parli usualmente in sardo?
No, di solito parlo in italiano, perché ho sempre frequentato ambienti dove si parla l’italiano, anche se in famiglia mi capita di rispondere in sardo.

Quando hai scoperto di avere questo dono naturale per il sardo?
Quando, per gioco, ho iniziato a fare questi video. All’inizio non pensavo di riuscire a costruire dei veri e propri dialoghi e invece! È un continuo imparare, alcune terminologie mi vengono suggerite dagli stessi fan, o da mia madre, specie parole desuete, che sua madre oppure sua nonna utilizzavano.

Ogni tuo personaggio ha i suoi tratti caratteristici, le sue movenze particolari.
Gioco molto sulla caratterizzazione dei personaggi. Mi piace molto osservare i comportamenti e i gesti delle persone, le diverse interazioni. Sono un osservatore! Mi piace tantissimo leggere, nei libri dò un colore e una faccia ai personaggi. È così bello poter interpretare chi non si è!

Fare teatro…
Senza mai aver studiato teatro. Persone che hanno a che fare con il teatro mi hanno fatto capire che mi viene naturale, anche se non ho mai studiato. Certo, se un domani volessi fare teatro seriamente, studierei…

Con Luigi vi salutiamo e vi invitiamo ad aspettare qualche giorno per il proseguimento della nostra chiacchierata.